Contessa di Toscana. Figlia e unica erede del marchese di Toscana Bonifacio III
e di Beatrice, contessa di Lorena, dopo l'assassinio del padre (1052) e la morte
dei fratelli (1055) divenne signora del dominio più vasto d'Italia, che
comprendeva a Nord Brescia, Bergamo e Mantova e nell'Italia centrale raggiungeva
Arezzo, Siena, Corneto, Reggio, Parma, Modena, Ferrara e i ducati di Spoleto e
di Camerino. Dopo la morte di Bonifacio, Beatrice di Lorena sposò in
seconde nozze il fratello di Papa Stefano IX, Goffredo di Lorena detto il
Barbuto e
M. venne fatta fidanzare con il figlio di questi, Goffredo il
Gobbo. Tale legame esasperò l'ostilità dell'imperatore Enrico III
che cercò di contrastare le nozze tenendo
M. e Beatrice
prigioniere in Germania. Morto Enrico III, nel 1056
M. tornò
libera e nel 1069 sposò Goffredo. Dopo aver trascorso alcuni anni in
Lorena, rientrò in Italia ed assunse un ruolo determinante nella lotta
per le investiture. La contessa infatti si schierò con la Chiesa, dando
il suo appoggio a quattro papi (Gregorio VII, Vittore III, Urbano II, Pasquale
II). Ospitò Gregorio VII nel suo castello di Canossa durante lo scontro
che il papa ebbe con Enrico IV e fu presente all'umiliazione dell'imperatore che
nel 1077 si recò a Canossa per riconciliarsi col pontefice il quale lo
fece attendere per tre giorni prima di riceverlo.
M. cercò inoltre
di sostenere il papa contro i Normanni e intervenne anche in sinodi
ecclesiastici. Nel 1081 Enrico IV, avendo rinsaldato il suo potere in Italia,
riuscì a strappare a
M. gran parte dei suoi beni, che la contessa
recuperò solo alla morte dell'imperatore. Per tutelarsi da ulteriori
attacchi da parte di Enrico IV, dietro consiglio di papa Urbano II, nel 1089
sposò in seconde nozze Guelfo V di Baviera, alleato del papa, suscitando
nuovamente le ire dell'imperatore. Non è certa la natura dei legami che
M. contrasse successivamente con Enrico V (nel 1111 era stato sciolto il
matrimonio con Guelfo), che sembra volesse assicurarsi i suoi possessi in cambio
della nomina di
M. a suo generale rappresentante in Italia. Alla sua
morte, non avendo eredi diretti, la contessa lasciò tutti i suoi
possedimenti alla Chiesa, ma poiché i domini feudali spettavano
all'Impero, sorsero nuovi contrasti tra il papa e l'imperatore, che nel tempo si
risolsero a favore di quest'ultimo.
M. venne sepolta nel convento di San
Benedetto in Poltrone, nei pressi di Mantova e nel 1633, per volontà del
papa Urbano VIII, i suoi resti furono traslati a Roma, in San Pietro, dove le fu
costruita una monumentale tomba eseguita da C.L. Bernini e le fu intitolata la
cappella privata del papa, affrescata da Romanelli (1046 - Castello di Bondeno,
Mantova 1115).